LE MESCE E LA ROCCA DEL CAMPIONE
La confluenza tra il Tanaro e lo Stura di Demonte (le mesce) costituisce una zona di
particolare interesse per la pratica del birdwatching: durante il periodo della riproduzione
vi si osservano il nibbio bruno, la poiana, il falco pecchiaiolo, lo sparviere, il gheppio,
il lodolaio, il Martin pescatore, il picchio rosso minore, il canapino, la cannaiola verdognola
e una cinquantina di altre specie; si riproduce anche una coppia di cigno reale. In inverno
sono presenti numerosi fringillidi e migliarini di Palude, oltre ad acquatici quali il tuffetto, lo svasso maggiore, il cormorano, la garzetta, l’Airone bianco maggiore, l’Airone cenerino, il Fischione, il Germano reale, l’alzavola,
il moriglione e vari gabbiani.
Il Bosco della Rocca del Campione
è costituito da un bosco di Cerro (Quercus cerris) in
purezza, di circa 3 ettari; di grande importanza la presenza del fiore della Pervinca minore
(Vinca minor) nella varietà “atropurpurea”, che sembra costituire un primo ritrovamento,
non solo per le Langhe ma per l’intero territorio nazionale.
purezza, di circa 3 ettari; di grande importanza la presenza del fiore della Pervinca minore
(Vinca minor) nella varietà “atropurpurea”, che sembra costituire un primo ritrovamento,
non solo per le Langhe ma per l’intero territorio nazionale.
LE ROCCHE DI GESSO
Dalla Frazione di San Bartolomeo si imbocca la via principale fino alla fine della borgata,
dove inizia un sentiero sterrato. Proseguendo per alcune decine di minuti, si oltrepassa un
prato con un pero e si svolta a destra entrando in una boscaglia di noci, susini e albicocchi
selvatici. Ben presto il sentiero si allarga in un piccolo spiazzo davanti alle pareti di gesso.
VILLA BRIZZA
Antica villa costruita negli ultimi anni del '500, su base più antica, secondo la tradizione
sulle rovine di un antico castello, ma questo non è certo.
Nel seicento il conte Brizio elevò
questa proprietà a commenda in favore dell'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro.
Santi Maurizio e Lazzaro.
Dai conti Brizio della Veglia la
dimora assunse il proprio nome, che poi nella parlata
comune diventò Brisia, Brizza, Brissa. Noi utilizziamo il nome Brizza, perché è il nome
che col tempo ha acquisito ufficialità.
comune diventò Brisia, Brizza, Brissa. Noi utilizziamo il nome Brizza, perché è il nome
che col tempo ha acquisito ufficialità.
Fu, moderatamente, rimaneggiata nel '700 all'interno, cambiando la
disposizione di alcune
porte ed all'esterno con la costruzione del terrapieno, di fronte a casa, per il passaggio delle carrozze, che però portò alla demolizione della scala esterna centrale. Nel 1780 fu costruito
il portico della cappella, con i tre archi ed il timpano sulla facciata. Quest'ultimo non esiste
più: negli anni del dopoguerra, in seguito a un modesto cedimento di un pilastro, la Contessa Tiscornia Prasca seguì gli scellerati consigli di un geometra e lo fece abbattere!
porte ed all'esterno con la costruzione del terrapieno, di fronte a casa, per il passaggio delle carrozze, che però portò alla demolizione della scala esterna centrale. Nel 1780 fu costruito
il portico della cappella, con i tre archi ed il timpano sulla facciata. Quest'ultimo non esiste
più: negli anni del dopoguerra, in seguito a un modesto cedimento di un pilastro, la Contessa Tiscornia Prasca seguì gli scellerati consigli di un geometra e lo fece abbattere!
La
villa è ampiamente descritta dallo storico locale
Giovanni Francesco Damillano,
nell'opera manoscritta: ANNALI DI CHERASCO. Nel corso del sec. XIX furono chiuse
le arcate del porticato d'accesso a piano terra e le quattro arcate della galleria.
Presumibilmente per renderla abitabile anche d'inverno.
nell'opera manoscritta: ANNALI DI CHERASCO. Nel corso del sec. XIX furono chiuse
le arcate del porticato d'accesso a piano terra e le quattro arcate della galleria.
Presumibilmente per renderla abitabile anche d'inverno.